Le proposte del Ministero dell’Interno in tema di rifiuti: un salto nel passato
Non c’è che dire, la recente sortita del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, sul problema dei rifiuti in Campania, ci riporta indietro di decine di anni. Si tratta di un vero e proprio “ritorno al passato” nel quale sembra che, a fronte di un consistente immobilismo delle amministrazioni locali e nazionali su questioni cruciali per la sopravvivenza ambientale della regione - quella dei rifiuti tossici in prima istanza - vengano riproposte nuovamente soluzioni industriali vecchie e fuori contesto, intimamente correlate al famigerato e fallimentare “ciclo dei rifiuti”, il cui passaggio finale porta inevitabilmente a discariche ed inceneritori.
Per Salvini la paventata crisi dei rifiuti campani, conseguente all’ormai prossimo fermo per manutenzione di 2 dei 3 forni dell’inceneritore di Acerra, potrà essere risolta solo “costruendo un inceneritore per provincia”, risolvendo così, a suo dire, anche definitivamente la questione dei rifiuti “in mano alla camorra”. Appare evidente quanto affermazioni del genere dimostrino un dilettantismo “del fare” ed un pressapochismo di idee a dir poco desolanti.
Già esaminando i numeri ufficiali della raccolta differenziata in regione, che, pur condotta in alcuni Comuni nel peggiore dei modi, ha ormai superato percentuali del 50%, pare più che evidente quanto la soluzione di un inceneritore per provincia servirebbe solo alla costruzione di impianti inutili e nocivi, che per di più non si riuscirebbe neppure ad alimentare, a meno di non importare rifiuti da fuori Regione.
Quello che piuttosto manca del tutto alla Campania, in termini di una gestione dei rifiuti ordinari basata sul riciclo totale della materia, è la costruzione di impianti di compostaggio (aerobico), di cui gran parte della regione è ancora priva. Tali impianti risolverebbero il determinante problema dell’umido, una ricchezza trasformata oggi in “problema percolato”, e spazzerebbero via gli interessi industriali di chi fiuta l’affare dei finanziamenti pubblici con certificati verdi per la costruzione dei biodigestori, utili sollo all’impoverimento di materia che, invece di ridiventare ammendante, viene trasformata in energia. Al compostaggio aerobico, declinato in tutte le sue forme, andrebbe poi affiancato un sistema di incentivi alla raccolta differenziata, recuperando il “porta a porta”, oggi spesso abbandonato a favore della fallimentare idea della raccolta stradale, che in alcune amministrazioni locali, inclusa quella napoletana, ha dimostrato la sua totale inefficienza. Impianti di compostaggio ed incentivi alla raccolta differenziata porta a porta segnerebbero la sconfitta definitiva della termodistruzione della materia da rifiuti, su cui ancora oggi piovono indecorosi finanziamenti pagati dai cittadini con le loro bollette di energia elettrica, senza i quali questi ecomostri sarebbero economicamente ingestibili.
Quanto al problema dei rifiuti tossici viene da chiedersi cosa intendano fare Stato e Regione, oltre ai proclami propagandistici degni di un’indecorosa e perenne campagna elettorale, per risolvere il problema del recupero di territori devastati dallo sversamento illegale o dall’incendio di tali rifiuti. Per citare un caso clamoroso, i consulenti piemontesi della Corte d’Assise d’appello di Napoli hanno confermato ad inizio 2018, in senso peggiorativo, le drammatiche analisi del geologo Giovanni Balestri, commissionate dalla Procura della Repubblica di Napoli, sull’invaso delle ecomafie a Giugliano che sta contaminando in maniera irreversibile le falde di un territorio su cui già insiste da anni il deposito di milioni di ecoballe. Per queste ultime non si è oltretutto ad oggi ancora trovata alcuna soluzione scientificamente compatibile con quella di un territorio abbandonato alla sua sofferenza totale.
Quand’è che invece di parlare di nuovi inceneritori si affronterà con un minimo di serietà il problema delle ecomafie, su cui si basa da anni una economia sommersa che attraversa l’intero territorio nazionale?
Quand’è poi che si inizierà a parlare in maniera seria di bonifiche e messa in sicurezza del territorio, spostando ad esempio voci di uscita folli da settori finalizzati solo a generare altre morti, come quello militare, al tema del recupero ambientale di una regione Campania ormai al collasso?
Napoli 3/12/2018
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